Riabilitazione uro-sessuale nei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale

Roma 21/06/14- Iniziativa promossa dal Presidio S. Caterina della Rosa, ASL Roma C


Pubblicato il 20/06/2014

Convegni Tonino antelmiAula Convegni - Presidio S. Caterina della Rosa, ASL Roma C
Via Nicolò Forteguerri, 4 - 00173 Roma
In Italia il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra i maschi (20% di tutti i tumori diagnosticati) a partire dai 50 anni di età. Nel 2011 erano attesi circa 42.000 nuovi casi. Il carcinoma prostatico ha mostrato negli ultimi decenni una costante tendenza all'aumento, particolarmente intorno agli anni 2000, in concomitanza con la maggiore diffusione del test del PSA quale strumento per la diagnosi precoce dei casi prevalenti. A partire dal 2003 il trend di incidenza si è moderatamente attenuato, specie tra i 50 e i 60 anni.
La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico, non considerando la mortalità per altre cause, è attualmente attestata all'88% a 5 anni dalla diagnosi, in costante e sensibile crescita.
Nei pazienti con malattia apparentemente confinata alla prostata, l'obiettivo del trattamento è la guarigione, anche se vale tutt'oggi per questi pazienti l'assioma che non tutti i pazienti con malattia localizzata in realtà necessitano di un trattamento curativo e che, per contro, la guarigione è un obiettivo realistico solo per una porzione di questi pazienti.
Con il termine prostatectomia radicale (PR) si intende la rimozione chirurgica della prostata e delle vescicole seminali, comprensiva del tessuto circostante sufficiente per ottenere dei margini chirurgici negativi. La forza della raccomandazione clinica è “positiva forte” per i pazienti con malattia a basso rischio alla diagnosi, spettanza di vita adeguata e in assenza di controindicazioni.
Aspetti psico-sociali Tonino CantelmiLa PR è considerata un intervento di chirurgia maggiore e come tale non scevro da complicanze.
Tra queste, l'incontinenza urinaria varia dal 2.5 al 47% dei casi in relazione alla definizione di incontinenza utilizzata. Alcuni Autori, infatti, parlano di incontinenza anche in caso di minima incontinenza da stress; altri considerano solo l'incontinenza totale.
Nelle casistiche disponibili, l'incidenza dell'incontinenza grave varia dallo 0 al 12.5%, mentre la forma lieve dal 4 al 50%.
Per quanto riguarda il problema dell'impotenza, esiste in letteratura una notevole variabilità dei dati riguardanti il recupero della potenza dopo intervento di PR con percentuali comunque variabili dal 10 al 75% dopo chirurgia “nerve sparing” mono o bilaterale.
Il danno del meccanismo sfinterico esterno è riconosciuto come causa principale dell'incontinenza, anche se in un numero minore di è presente una disfunzione detrusoriale (instabilità o bassa compliance vescicale).
Sia la letteratura internazionale che l'esperienza clinico-assistenziale quotidiana confermano che l'incontinenza urinaria ha un impatto negativo molto significativo, e per certi versi persino disastroso, su tutti gli aspetti della vita di chi ne è afflitto, creando problemi psicologici, occupazionali, relazionali, fisici e sessuali. L’incontinenza urinaria condiziona così negativamente tutti i presidi della qualità della vita della popolazione generale da creare una richiesta di sanità pubblica superiore a quella di altre numerose riconosciute malattie croniche. Nella valutazione della rilevanza sociale della IU, al costo psico-sociale del sintomo, prevalentemente individuale, va aggiunto il rilevante costo socio-economico e assistenziale (COI: Cost of Illness).
L'analisi del costo della patologia (COI - Cost of Illness Analysis), attraverso la misurazione e la valorizzazione del consumo di risorse utilizzate per gestire la malattia, è un utile strumento per allargare la valutazione degli effetti delle patologie, al di là dell'impatto che esse hanno in termini clinici, agli effetti economici che queste hanno sull'intero sistema. L'incontinenza rimane oggi un problema largamente trascurato nonostante sia molto ben trattabile e molto spesso curabile.
La riabilitazione del pavimento pelvico non è esclusivamente un'opzione terapeutica indirizzata a sintomi correlati alla disfunzione presente in tale zona, ma sta assumendo sempre più, in centri di riferimento nazionali ed internazionali, un ruolo nel “prevenire” l'insorgenza dell'IU e nel ridurre la gravità del disturbo.
Questo trattamento è considerato a tutt’oggi come primo approccio terapeutico per la gestione delle diverse forme di incontinenza urinaria di origine non neurogena (Abrams 2010). La disfunzione del pavimento pelvico nei casi di incontinenza urinaria è relativa all’ipovalidità muscolare. Il sintomo è correlato alla condizione in cui la pressione di chiusura uretrale è inferiore alla pressione intravescicale, situazione che determina, come già indicato nei capitoli precedenti, la fuoriuscita involontaria di urina. L’opzione terapeutica oggetto di questo capitolo va inoltre considerata all’interno di un approccio diagnostico-terapeutico di tipo multidisciplinare, nella quale trova collocazione in qualità di terapia a ridotta invasività, con scarse controindicazioni e con limitati effetti collaterali.
La riabilitazione perineale infatti costituisce da parecchi anni un riconosciuto approccio a molteplici patologie disfunzionali del pavimento pelvico: essa si avvale di alcune tecniche tra le quali un ruolo molto importante è rappresentato dal Biofeedback (BFB) o “retroazione biologica”, dalla elettrostimolazione e dalla chinesiterapia. Caratteristica fondamentale dei meccanismi a feedback è la possibilità di acquisire il controllo volontario di certi eventi fisiologici mediante l’informazione istantanea di ritorno, resa cosciente e monitorata grazie ad apposite apparecchiature che trasformano gli eventi biologici in segnali uditivi o visivi. Il bio-feedback e’ quindi un sistema che consente di apprendere come influenzare in modo significativo le risposte fisiologiche solitamente al di fuori del controllo volontario o che siano sfuggite alla regolazione volontaria in seguito ad una malattia o un evento traumatico.