Dal noi della famiglia al noi del bene comune

Fonte: Avvenire del 21 giugno 2010


Pubblicato il 21/06/2010

Cei: famiglia, fondamento per un vero bene comune

Anfossi: il matrimonio è «sacramento sociale» a Lo psichiatra Tonino Cantelmi sui 3 fattori di crisi: il narcisismo come modello, il dominio delle emozioni, la perdita di identità personale

DAL NOSTRO INVIATO A SENIGALLIA LUCIANO MOIA

C’ è una bellezza che salverà il mondo. Quella della famiglia che non si stanca di credere al futuro. Che cade, ma vuole imparare a rial­zarsi. Che sbaglia, ma fa tesoro dei propri errori. Che è disorientata, ma si sforza di tentare una sintesi tra i va­lori della tradizione e le opportunità del presente. Che è ferita, eppure riesce a piegarsi sulle tante fragi­lità che si intrecciano sul suo cammino e che essa stessa talvolta genera. Non è una famiglia ideale, né tanto meno irreale o uto­pica, quella di cui si parla in questi giorni alla 'Setti­mana di formazione' or­ganizzata a Senigallia, nel­le Marche, dagli Uffici nazionali Cei di pa­storale familiare e del Lavoro. Ma è una fa­miglia del tutto normale, ordinaria talvol­ta contraddittoria. Eppure, nel bene e nel male, è proprio questa realtà, ha sottoli­neato il vescovo di Parma Enrico Solmi, neopresidente della commissione episco­pale per la famiglia e la vita, a rappresen­tare un valore sociale insostituibile. Per se­gnare simbolicamente il passaggio dal 'noi della famiglia al noi del bene comune' ­che è poi il titolo dell’incontro - Solmi ha usato l’immagine della porta di casa. Tut­to ciò che avviene all’interno delle pareti domestiche, dalle relazioni coniugali al­l’impegno educativo, è già risorsa fonda­mentale per la società. Ma quando si apre la porta, quel bene si espande, si moltipli­ca, diventa lievito per un pane comune, che rende a tutti la vita migliore. Le cop­pie cristiane dovrebbe disporre in abbon­danza di quel pane perché, come ha fatto notare il vescovo di Aosta Giuseppe Anfos­si, presidente uscente della stessa Com­missione episcopale, il matrimonio è an­che, e forse soprattutto, 'sacramento so­ciale'. Anfossi ha messo in luce come o­gni dimensione del matrimonio vada ad innestarsi nella vita sociale e diventi fat­tore di civiltà. Occorre allora ripartire dal­le radici per mettere in luce come il noi della famiglia non possa mai essere con­siderato un fatto irrilevante per la società. 'Affrontare la questione sociale - ha riba­dito don Paolo Gentili, direttore dell’Uffi­cio Cei per la famiglia - non vuol dire ten­tare un cambiamento delle strutture del­la società, ma piuttosto auspicare una profonda conversione del cuore dell’uo­mo che, umanizzando gli ambienti, tra­sformi la società'. Diffi­cile, certo. Eppure, se­condo il sociologo Sergio Belardinelli, qualche se­gnale di cambiamento si coglie. Si torna per esem­pio a parlare di tradizio­ne senza suscitare le du­re opposizione ideologi­che del passato. Piccoli segnali che potrebbero però indicare un primo mutamento di tendenza. Anche se, sulla strada per accompagnare le famiglie ad assumere la consapevolezza di essere ricchezza socia­le, rimangono ostacoli non irrilevanti.

Tonino Cantelmi, medico PsichiatraLo psichiatra Tonino Cantelmi ha puntato il dito contro tre fenomeni amplificati dalla società digitale che sono, a suo parere, al­la base delle crisi interpersonali dei nostri giorni: il narcisismo sostenuto dalla civiltà dell’immagine, il dominio delle emozio­ni, la progressiva perdita dell’identità per­sonale che rende difficile l’assunzione di responsabilità definitive. Eppure, anche per indicare ai 'nativi digitali' la riscoperta della relazione come valore e come risor­sa sociale, esiste una sola strategia, quel­la dell’educazione. Un’urgenza che impo­ne ai genitori uno sguardo più articolato rispetto al passato. L’educazione al lavo­ro, per esempio, non può prescindere dal­la conciliazione con i tempi della famiglia, come spiegherà oggi l’economista Vera Za­magni. Mentre Francesco Belletti, presi­dente del Forum delle associazioni fami­liari, metterà in collegamento la dimen­sione della socialità con i compiti dell’as­sociazionismo. Impossibile poi escludere dal contesto educativo il grande tema am­bientale, sottolineato ieri dal direttore del­l’Ufficio Cei per il Lavoro, monsignor An­gelo Casile. Oppure quello della giustizia globale, con particolare riferimento al te­ma dell’immigrazione, come farà domani la sociologa Laura Zanfrini

Cinque grandi ambiti educativi (gli stessi del Convegno ecclesiale di Verona 2006) suddivisi in nove laboratori. Con questo criterio alla 'Settimana Cei' di Senigallia oltre 500 persone, in maggioranza coppie con figli, stanno tra­ducendo le suggestioni degli esperti in percorsi concreti. 'Ragionare in termini di famiglia - ha fatto notare don Stefano Salucci, direttore dell’Ufficio per la pasto­rale familiare della diocesi di Pescia, che con i coniugi Marina e Giuseppe Dardes, coordina i laboratori - non deve farci cadere nel familismo. Tuttavia è innegabile che ciascuno costruisce l’immagine del sé attraverso un vissuto che si sviluppa nel­la famiglia».

 

Fonte: Avvenire: 21 giugno 2010