Evangelizzare nella società delle reti tecnoliquide

Fonte:Lamezia Click del 10 ottobre 2013


Pubblicato il 14/10/2013

Una città cambiata radicalmente, in cui le nuove reti di comunicazione modificano i paradigmi delle relazioni umane; una città in cui i network tecnoliquidi "sacrificano" in nome dell'efficienza e della rapidità i valori dell'empatia, della solidarietà umana, dell'incontro autentico.

In questo scenario postmoderno, anche la Chiesa lametina vuole raccogliere la sfida della nuova evangelizzazione e dà inizio al nuovo anno pastorale riflettendo su come è possibile evangelizzare in una città senza punti di riferimento stabili, in cui tuttavia rimane vivo il desiderio degli uomini di senso e di risposte definitive.
"Il Concilio Vaticano II ci indica le strade nelle quali noi cristiani possiamo incontrare gli uomini del nostro tempo". Così il Vescovo Mons. Luigi Cantafora che, in apertura dei lavori, moderati da Don Giacomo Panizza, ha ricordato la coincidenza tra l'inizio del Nuovo Anno Pastorale, il cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano III e i 50 anni delle Acli a Lamezia. Cantafora, nella sua meditazione, ha toccato i temi della crisi e della disoccupazione come "le gravi emergenze della nostra comunità lametina", ma anche in questa realtà "non può mancare la testimonianza cristiana che apre i cuori alla speranza" e fa capire che "Cristo è la risposta al desiderio di pienezza e di senso dell'uomo"-
Tonino Cantelmi, convegno Lamesia Terme 2013Quali sono i rischi della "città tecnoliquida"? Per il Prof. Tonino Cantelmi della Pontificia Università Gregoriana, nelle città di oggi "si svolge un dialogo drammatico tra nativi digitali e immigrati digitali" e sin da bambini si è sottoposti "a un'immersione prepotente e invasiva nella tecnomediazione che da un lato genera efficienza, rapidità, e al tempo stesso fa perdere la capacità di capirsi e di avere degli incontri autentici".
Il docente ha evidenziato che "nessuna tecnologia può sostituire quel desiderio di incontro autentico con l'altro che è inscritto nell'essere umano" e che richiede tempo, riflessione, aspetti messi in discussione da una realtà dove "la prima regola è la velocità" e le relazioni sono sempre più fugaci e destinate al "consumo immediato".
Ma questo "nuovo mondo" determinato dalle nuove tecnologie può essere una provocazione per i cristiani del nostro tempo? A partire da questa domanda, la riflessione di Don Luca Pandolfi, Professore alla Pontificia Università Urbaniana, richiamandosi ai discorsi pronunciati da Papa Giovanni XXIII in apertura del Concilio Vaticano II, ha colto nelle parole del Papa Buono la svolta di una Chiesa che "non guarda alla modernità come se fosse tutta una catastrofe", una Chiesa che "supera lo steccato che divide tra buoni e cattivi", comprendendo "che Dio può parlare anche in quel mondo che sta fuori dal Tempio".
"La strada della nuova Evangelizzazione" – ha asserito il sacerdote – "io non la so, ma siete voi a doverla trovare insieme, non sentendovi dipendenti del Parroco, ma sentendovi adulti", recuperando "lo spirito conciliare di una Chiesa che si mette insieme nella diversità" senza la pretesa dell'omologazione della Torre di Babele ma di realizzare una "nuova Pentecoste", "che sappia accogliere uomini e donne di ogni lingua, popolo e nazione".

Fonte: Lamezia Click