La ferita dell'aborto si può guarire

Fonte: Si alla vita - Anno XXXIV- Numero 11 - nov 2012


Pubblicato il 11/01/2013

Si è tenuto a Roma il 20 e il 21 Ottobre il Convegno sulle "Conseguenze psichiche dell'interruzione volontaria della gravidanza" promosso dal Movimento per la vita e inserito all'interno del progetto "Futuro alla vita" (realizzato con il contributo del ministero del Lavoro e politiche sociali, legge 383/2000). II titolo del progetto è indicativo della direzione degli interventi che hanno visto protagonisti nomi di grande rilievo. Suggestiva anche la sede del Convegno, il complesso di s. Salvatore in Lauro, che ha accolto partecipanti da tutta Italia. II primo saluto di Carlo Casini ha fatto riferimento all'"ospite rimasto nella mia vita seppur scomparso", citando Dacia Maraini, ad indicare I'indelebile esperienza della maternità per la donna. La sofferenza delle donne che hanno optato per la difficile strada dell'aborto deve essere compresa e accolta dai volontari per la vita in un abbraccio di verità ed amore. II perdono e la riconciliazione sono possibili con I'aiuto della fede come ha ricordato Casini rifacendosi alle parole dell'enciclica Evanglium Vitae.
L'apertura dei lavori è stata affidata al card. Sgreccia, che ha comunicato il messaggio di speranza proprio della Chiesa Cattolica, anche per le donne che hanno abortito. La fede diventa per esse una via di riconciliazione con se stesse e con il proprio bambino. II cardinale ha ricordato anche la fondamentale opera della pastorale della vita e il prezioso lavoro svolto da "La vigna di Rachele", nell'accoglienza e nel percorso difficile del perdono di se. Rivolgendosi poi direttamente ai volontari, Sgreccia ha sottolineato I'importanza di un "volontariato professionale" fatto di sensibilità in primis ma anche di disponibilità di tempo e di specifiche competenze, da accrescere con convegni come questo.
Come ha ricordato anche padre Angelo Favero nel suo intervento, il bambino non nato vive nel Signore, alla gioia piena della Sua presenza, per cui è sempre possibile una riconciliazione. 
Anche la politica ha dato il suo contributo al convegno: sono intervenuti I'assessore alla famiglia, educazione e giovani del Comune di Roma, Gianluigi De Paolo, Angelo Mari, capo dipartimento vicario per le politiche familiari della Presidenza del Consiglio dei ministri. Presenza fondamentale quella della politica, come hanno ricordato gli organizzatori: "il confronto con le Istituzioni ci è sembrato indispensabile, nel momento in cui ci accingiamo come associazione di promozione sociale a mettere in atto, in via sperimentale nella città di Roma uno spazio di ascolto e consulenza psicologica, del tutto gratuito, denominato "Da donna a donna", una delle iniziative del progetto "Futuro alla Vita".
II progetto, illustrato dal responsabile, Roberto Bennati, vicepresidente del Movimento per la vita, si occupa della tutela delle donne che hanno affrontato l'lvg e per questa presentano vulnerabilità fisiche e psicologiche. Lo sportello in particolare, si propone di ridare alle donne la loro consapevolezza di essere donne e madri, nella costruzione empatica con I'operatore di un percorso "riabilitativo". Lo sportello "Da donna a Donna", in questa fase iniziale, opererà con due sedi entrambe in pieno centro di Roma: una presso iI Cav Palatino in P.zza S. Anastasia 1 e I'altra presso il Centro Caritas in Via delle Zoccolette 17.
La vita è fatta di persone, ognuno di noi può essere I'incontro che salva la vita di chi ci sta affianco: la solidarietà e la relazione diventano i valori della vita umana, particolarmente nei momenti pili difficili. II volontariato "per la vita" è un volontariato concreto, che si svolge quotidianamente davanti a situazioni reali. A sottolineare ulteriormente questa aspetto, la testimonianza di Rossella Cinquepalmi, membro del direttivo Mpv. Rossella ha raccontato come è riuscita a superare lo stress traumatico del post-aborto anche attraverso I'impegno a favore della vita. Volontariato che diventa cura oltre che dono, nella testimonianza concreta e personale, che è poi la via privilegiata di accesso al cuore delle persone.
"Pensare alla vita" diventa allora una duplice via di salvezza: del bambino ma anche della donna, soprattutto in fasi delicate come la gravidanza e I'interruzione della stessa. A questa proposito si sono inseriti gli interventi di Elena Vergani, psichiatra, che con la relazione "Ripensare la maternità" ha offerto uno spaccato originale del significato profondo della funzione materna, di Cristina Cacace, psicoterapeuta, che si è concentrata sui difficile tema dell'aborto e dei disturbi post traumatici che causa, e di Tonino Cantelmi, psichiatra, che ha avuto il difficile compito di dimostrare come si può guarire dalle ferite del post-aborto volontario.
Non bisogna, però, mai perdere di vista la realtà che ci circonda e I'attualità. è per questa che la panoramica degli interventi si è aperta al mondo e in particolare all'Oriente, con il presidente della Laogai Research Foundation di Roma: Toni Brandi ha raccontato la storia eroica dell'avvocato cinese Chen Guangcheng e il suo impegno a favore delle donne cinesi costrette all'aborto selettivo. Scelta che è costata a Chen numerose persecuzioni: dalle percosse, alla reclusione nei campi di lavoro, alle ritorsioni contro i familiari.
II futuro della vita, si sa, sono i giovani: è per questa che non è mancata una particolare attenzione nei loro confronti. Maria Pia Buracchini, psicologa e sessuologa, ha fatto a questa proposito, un intervento sulle conseguenze psichiche dell'lvg nelle adolescenti. Paola Pellicanò, bioeticista della Cattolica di Roma, nella sua relazione ha presentato percorsi formativi fondati sia su aspetti scientifici che etici attraverso i quali è possibile realizzare prevenzione all'aborto non solo nella fase postconcezionale ma anche e soprattutto nella fase pre-concezionale.
Maria Fanti, insegnante dei metodi naturali con esperienza di oltre 30 anni sia nel mpv che nel Cav ha portato all'attenzione dei partecipanti concrete e positive esperienze di donne alle quali è state proposto un percorso educativo attraverso I'apprendimento del Metodo Billings quale cammino di conoscenza di se, semplice, immediato, efficace sia per accogliere sia rinviare o escludere del tutto la venuta di un figlio. Le esperienze portate riguardavano donne di diverse culture, credo religioso e situazioni affettive.
Sono state due giornate dense di contenuti e di spunti di crescita, in cui il pensare alla vita è mutato:da verbo all'infinito a una visione del futuro che passa per il nostro presente, perché ognuno di noi costruisce il futuro della vita, ogni giorno.

Cantelmi. Tre domande che esigono risposte
Tre domande per una questione davvero fondamentale. E tre risposte. Eccole.
La prima domanda è questa: I'interruzione volontaria della gravidanza, comunque attuata, è un fattore di rischio per la salute mentale della donna? Ed ecco la risposta: si, lo è. Un gran mole di studi scientifici condotti in tutto il mondo lo dimostra. Nel dicembre 2011, il British journal of psychiatry ha presentato un nuovo studio, ad oggi la più grande stima quantitativa dei rischi per la salute mentale associati all'aborto disponibile nella letteratura mondiale. II campione della metanalisi ha compreso 22 studi e 877.181 partecipanti ed è stato concluso che Ie donne che hanno subito un aborto presentano un rischio maggiore dell'81 % di avere problemi di salute mentale e quasi il 10% di incidenza di problemi di salute mentale ha dimostrato di essere direttamente attribuibile all'aborto. I
ricercatori si augurano che queste informazioni vengano fornite alle donne in procinto di abortire.
Se dunque l'lvg è un fattore di rischio per la salute mentale delle donne, e per I'appunto lo è, allora ci sono due conseguenze. La prima: le donne che si accingono a praticare una Ivg debbono conoscere questi dati, altrimenti il consenso che esprimono e un consenso niente affatto informato. In Italia attualmente in tutti i luoghi dove si pratica I'aborto viene violato proprio quanta sancito dalla legge 194: I'obbligo "forte" di informare correttamente la donna sulle conseguenze dell'lvg.
La seconda conseguenza: occorre farsi carico di questo problema, assicurando alle donne che hanno abortito una reale assistenza psicologica anche dopo I'aborto. Dunque luoghi di cura e di accoglienza, operatori competenti sui disturbi psichici correlati all'lvg e percorsi assistenziali specifici.
La seconda domanda: quale è il meccanismo psicopatologico e I'espressività fenomenologica prevalente del disagio psichico correlato all'lvg?
La risposta è questa: I'esperienza abortiva, in tutte le sue forme è traumatizzante. Costituisce cioè un trauma. La natura traumatizzante è legata ai meccanismi di attaccamento già in atto tra madre e nascituro. La maggior parte delle donne che si accinge ad abortire è ambivalente rispetto all’atto che sta compiendo e una donna su tre,dopo aver abortito, dichiara, secondo alcuni studi, che potesse rivedere la sua scelta non lo farebbe. E' in questo combinarsi di attaccamento e di ambivalenza che si va a costruire la natura traumatica dell'lvg. Per tanto la cosiddetta sindrome post-aborto oggi andrebbe più correttamente inquadrata, nella maggior parte dei casi, nel Disturbo Post-Traumatico. Su questo punto sembrano convergere i tanti studi disponibili.
E infine la terza domanda: è possibile aiutare le donne che presentano un disagio psichico Ivg-correlato? No, non è possibile: è semplicemente doveroso. Infatti, tra le macerie della strabismo ideologico che ha caratterizzato gli anni passati, giace una grave ingiustizia: alcune forme di sofferenza hanno ascolto, perché politically correct, e altre no. Tra quest'ultime le donne con disagio psichico Ivg-correlat:  politicamente scorretto dare voce a questa disagio, rompe il totem dell'aborto. Per questa sono sicuro che dopo i primi due Centri dedicati all'accoglienza ed alla terapia dei disturbi psichici Ivg-correlati, coraggiosamente aperti dal Mpv, ne nasceranno tanti altri, perchè nessuna sofferenza può essere dimenticata.