La @Politica di Grillo e l’inossidabile TelePolitica di Berlusconi

Fonte: Tiscalisocialnews del 04/02/2013


Pubblicato il 04/03/2013

I nuovi media non sostituiscono i precedenti, ma si aggiungono. I recenti risultati politici lo confermano. Ma i rapporti di forza tra i media cambiano. Per la prima volta il web batte la TV. Grillo ha rifiutato la TelePolitica ed ha puntato sulla @politica: tutto web e niente TV, carta stampata, manifesti. Berlusconi ha praticamente ignorato il web ed ha continuato a fare TelePolitica.

 

E’ il segno dei tempi.
Il grande innovatore degli anni ’90 scelse il linguaggio televisivo per proporsi. Scelse il linguaggio telenarcisita dell’apparire, la semplificazione del pensiero, l’immediatezza senza replica del TV-comizio, lo scontro verbale con giornalisti e conduttori, l’immagine e la personificazione della lotta. La contaminazione televisiva della politica raggiunse il suo apice con l’irrompere dell’imprenditore non politico in politica e fu la fine del politichese incomprensibile e del ragionamento astruso. Non che il politichese di maniera non fece resistenza a suo modo, ma il trionfo dell’immagine e la semplificazione del ragionamento trovarono nella Tv la miglior espressione del nuovo modo di fare politica.Questa innovazione ha avuto per l’appunto un grande protagonista in Berlusconi. E in qualche modo la TV mantiene un sostanziale protagonismo, come dimostra la inaspettata rimonta di Berlusconi, dato per morto politicamente solo un mese fa e oggi di nuovo vivo.

 

Venti anni dopo l’irruzione della contaminazione televisiva del linguaggio politico, una nuova contaminazione sbanca la politica: quella di Grillo. L’immagine lascia il posto alla @parola, al web e al suo linguaggio immediato, senza controllo, a volte insultante, sicuramente sincopato e aforismato, privo di virgole e punti, apparentemente democratico e irriverente verso l’autorità. E’ sul web che si vota, si sceglie, ci si propone, si ragiona, si discute e si annunciano decisioni e scelte. Il format di Grillo passa dalla TV, là dove è nato, al web e viene consegnato ad una massa anonima che sceglie, vota ed elegge un centinaio e più di deputati e senatori altrettanto anonimi. Ecco dunque la @politica, una forma di web democrazia, che esclude una gran parte di persone tecnodisarmate e promuove una nuova tecnocrazia. La tecnocrazia digitale ha un capo, il proprietario del format per l’appunto, il web avatar GrilloCasaleggio, ma in realtà propone una forma di responsabilità web collettiva.

 

E dunque, almeno analizzando il linguaggio della politica vincente di oggi, dobbiamo dire che dal dominio del politichese siamo passati alla tecnocrazia ed infine alla webcrazia. Ma non completamente. E così abbiamo ben tre linguaggi: il politichese, di gran lunga minoritario e moribondo, il linguaggio telepolitico, ferito, ma non domato e affatto vinto, e l’emergente linguaggio della @politica, che promette di cannibalizzare i vecchi linguaggi.

 

Berlusconi ha dunque consegnato la staffetta nelle mani di Grillo? Grillo dunque è il miglior interprete della politica nell’epoca della postmodernità tecnoliquida? Se lo pensiamo, benvenuti nella @politica!

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