Le diverse forme di dipendenza

Recensioni on line dei libri del prof. Tonino Cantelmi


Pubblicato il 25/10/2022

Tecnoliquidità e dipendenza da Internet
Fonte: zeropixel


Ho appena finito di leggere un libro particolare: Tecnoliquidità di Tonino Cantelmi. Ecco cosa ne penso.
 

C’è bisogno di leggere un libro per capire che ormai siamo dipendenti da internet?
Forse in effetti basta osservarsi, ma in più di 200 pagine l’autore spiega con ordine l’impatto della tecnoliquidità sulla mente nelle diverse generazioni e lo fa rendendo comprensibile un argomento tecnico ‘la psicologia ai tempi di Internet’.
Tonino Cantelmi, il primo a studiare in Italia la tecnodipendenza e l’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana, sostiene che stiamo vorticosamente precipitando in una “società incessante”, sempre attiva, sempre più incapace di staccare la spina, sempre intenta a digitare, a twittare, a condividere, senza differenze tra giorno e notte, tra feriale e festivo, tra casa e ufficio, forse avviata verso una colossale dipendenza dalla “connessione”. In tal modo la rivoluzione digitale e la virtualizzazione della realtà intercettano, esaltano e plasmano alcune caratteristiche dell’uomo liquido: il narcisismo, la velocità, l’ambiguità, la ricerca di emozioni e il bisogno di infinite relazioni light. Tuttavia la caratteristica fondamentale della socialità tecnoliquida consiste nella pervasiva tecnomediazione della relazione. In fondo, però, si ha la sensazione che la fine della società di massa e il transito nella tecnoliquidità postmoderna dovranno fare i conti con l’esasperazione della solitudine esistenziale dell’individuo e forse non sarà Facebook, né Twitter o neanche ogni altra forma di “socializzazione virtuale” a placare l’irriducibile bisogno di “incontro con l’altro-da-sé” che è proprio dell’uomo e della donna di ogni epoca: il bisogno di “incontro con l’altro” nell’autenticità è così prepotente e vitale che oltrepasserà il mondo tecnoliquido.La mia opinione su Tecnoliquidità di Cantelmi
Il libro ha già 6 anni e nonostante siano tanti per l’evoluzione digitale, è ancora molto attuale ed interessante, non solo per gli addetti ai lavori. Lo consiglio a chiunque voglia mettere ordine teorico all’impatto della tecnologia sulla nostra mente. Un libro però ‘difficile’ che non può essere compreso, né tantomeno può dare una facile soluzione a tutti.
Da mente analogica a mente tecnoliquida
Avendo un figlio appartenente alla generazione Z, la preoccupazione genitoriale è legata all’esagerato utilizzo della tecnologia in generale, non soltanto a Internet. Leggendo questo libro ho la conferma del fatto che i nativi digitali stanno vivendo un cambiamento importante con una predisposizione naturale ai nuovi linguaggi, a fronte di enormi difficoltà a usare i vecchi.
Perché è importante valutare la dipendenza da Internet?

La dipendenza da Internet, di cui siamo tutti almeno parzialmente vittime, è un argomento attuale che solo recentemente è entrata nel novero delle dipendenze comportamentali.

Se non ci sono dubbi sul fatto che la direzione è quella della dipendenza da Internet, resta da capire come porsi di fronte a questo cambiamento.

Spesso è difficile potersi controllare da soli e non si riesce a comprendere senza scontro il cambiamento delle nuove generazioni. Di grande aiuto possono essere i consigli di un professionista perché, oltre ad essere preparato in materia, ha un approccio e appeal decisamente diverso anche sui nostri figli, qualora ce ne fosse bisogno.



Come dire basta se il legame d’amore crea dipendenza affettiva?

di Sara Deodati

 

 

DALLE EDIZIONI SAN PAOLO “SCHIAVI D’AMORE”, UN PICCOLO MANUALE PER RICONOSCERE E COMPRENDERE LE DIPENDENZE AFFETTIVE SCRITTO DA TRE ESPERTI PSICOLOGI E PSICOTERAPEUTI CATTOLICI: TONINO CANTELMI, EMILIANO LAMBIASE E MICHELA PENSAVALLI

Il fenomeno della dipendenza affettiva consiste in una modalità relazionale per la quale un individuo interpella di continuo gli altri poiché bisognoso di aiuto, guida e supporto. Le principali emozioni vissute in tale tipo di rapporto sono l’ansia, il senso di colpa, la paura e la rabbia. Per coltivare una relazione sana e soddisfacente è necessario invece cercare di creare uno spazio per sé stessi come luogo di arricchimento e occasione di confronto con l’altro (il bisogno di sentirsi unici ed amati è fondamentale per lo sviluppo emotivo ed affettivo di ogni persona).

L’amore per sé stessi diventa quindi la condizione necessaria per poter amare l’altro ma quando manca questo presupposto può diventare difficile costruire relazioni fondate sulla reciprocità. E anzi la relazione con l’altro rischia di diventare il mezzo per rassicurarsi rispetto alla propria amabilità. Può allora essere estremamente faticoso interrompere un legame anche quando è fonte di intensa sofferenza e insoddisfazione. La paura dell’abbandono, l’idea di non potercela fare da soli, il timore di perdere l’amore alimentano una forma di dipendenza affettiva, una «ossessione d’amore» che paralizza nelle azioni e impedisce qualunque presa di decisione, aumentando inevitabilmente il livello di sofferenza individuale.

C’è un pericolo subdolo che caratterizza sostanzialmente l’epoca che stiamo vivendo e che interessa non solo i giovani ma trasversalmente anche tutte le generazioni; questa minaccia deriva dalla stagione ipertecnologica che stiamo vivendo e corre nei nostri smartphone e nei nostri computer; è il tempo questo in cui le relazioni sfumano in “connessioni” e l’altro-da-sé diventa specchio del proprio narcisismo (più che alterità da cui far nascere qualcosa). Lo spiegano bene Tonino Cantelmi, Emiliano Lambiase e Michela Pensavalli nel saggio intitolato Schiavi d’amore. Riconoscere e comprendere la propria dipendenza affettiva per poterne uscire [Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2021, pp. 240, € 22]: l’uso compulsivo di questi dispositivi abbassa sempre di più sia l’intensità che la durata stessa dei legami tra le persone.

«Sempre più frequentemente – spiegano i tre esperti psicologi e psicoterapeuti cattolici -, le nuove generazioni preferiscono delegare anche le discussioni più delicate a un messaggio WhatsApp, faticano a incrociare gli occhi dell’altro e a parlarsi vis à vis perché di persona ci si sente più “scoperti”, quasi nudi, vulnerabili, dal momento che non si possono celare le proprie imperfezioni, le parti di noi più incerte, le nostre ambivalenze. I giovani di oggi sono abituati a vivere relazioni liquide, contatti brevi, hanno rapporti personali sempre meno consistenti e definiti. Oggi, molti giovani sono entusiasti di avere tanti followers ma non riescono a metabolizzare quella profonda sensazione di solitudine perché sono relazioni virtuali e non autentiche e stabili. Iniziano pertanto a prevalere interazioni sociali virtualizzate, rapidamente realizzabili, leggere, ma che altrettanto rapidamente e semplicemente possono essere sospese, interrotte, bloccate».

Questo lavoro si propone quindi di descrivere l’insorgere dei diversi tipi di dipendenze affettive nelle relazioni sentimentali, di analizzarne le manifestazioni e infine proporre le possibili vie di superamento nella certezza che, per rafforzare i rapporti, sia necessario tornare “in presenza”, quindi a guardarsi dritto negli occhi, parlare senza mediazioni tecnologiche, in una parola, tornare ad amarsi e ad amare la vita in tutte le sue manifestazioni reali.

La continua ricerca di conferme e di apprezzamento da parte degli altri, infatti, così come la paura del giudizio, quando si cristallizzano, specialmente in personalità emotivamente immature, «si trasformano in una ricerca pervasiva di compensazione, che influisce sulla qualità delle relazioni affettive: ci si approccia all’altro per il “bisogno” di sentirsi vivi, più che per il desiderio di condividere la vita», spiegano Cantelmi, Lambiase e Pensavalli. Ma l’amore, così come l’amicizia vera, concludono i tre autori, sono e non possono che essere “incondizionati”, capaci solo così «di farci uscire da noi stessi per andare incontro all’amato, in tutti i sensi. È nella bi-direzionalità della relazione affettiva, nella reciprocità, che si sperimentano la gioia di sentirsi amati e apprezzati per ciò che siamo, la sensazione di essere “amabili”, di “andare bene”, di essere liberi di esprimere noi stessi senza il timore del giudizio e del rifiuto. E ci sbilanceremo a dire ancora di più: l’amore ci fa sperimentare reciprocamente anche la sensazione di “essere liberi di sbagliare”, e la bellezza di “essere perdonati”».