Maternità Interrotte, quel dolore negato.

Fonte: Avvenire - E' vita.


Pubblicato il 08/11/2011

 

Fonte: Avvenire- è vita

Non "segreto" o "nascosto", ma negato. Così sono i segni di disagio che in grande percentuale colpiscono le donne che hanno abortito. Quello che ormai è accertato in molti Paesi anglosassoni – il carattere traumatico dell’aborto – in Italia è misconosciuto. Pochissime le ricerche, ancora scarsa la consapevolezza che dietro depressioni, attacchi di panico, ansia, disturbi alimentari, difficoltà di relazione spesso si cela il dolore per un aborto volontario effettuato anche molti anni prima. Del resto una certa cultura non accetta nemmeno di riconoscere che l’aborto sia un evento traumatico, e non solo per la donna: questa negazione impedisce «alla pienezza della coscienza di riconoscere la traumaticità dell’atto, e di porre così le basi per la sua trasformazione – scrive Claudio Risé nella prefazione a Maternità interrotte (San Paolo), curato da Tonino Cantelmi, Cristina Cacace ed Elisabetta Pittino. «La cultura abortista – conclude lo psicologo – finisce così per l’essere direttamente produttrice di malessere psichico, di cui impedisce il riconoscimento e la cura». a ricerca più recente sull’argomento è stata pubblicata sul numero di settembre di The British Journal of Psychiatry. L’autrice, Priscilla K. Coleman, ha esaminato 22 studi di area anglosassone e incrociato i dati relativi a 36 diversi disturbi e a quasi 900 mila persone per arrivare a un risultato drammatico: le donne che hanno abortito registrano l’81% di aumento del rischio di soffrire di problemi mentali. Non si può più far finta di niente. «In Italia stupisce il silenzio in cui viene consumato il dolore grande della donna che ha abortito, sia spontaneamente sia con Ivg. Stupisce il silenzio e anche l’ignoranza e, peggio, l’indifferenza», commenta Elisabetta Pittino, tra i curatori di Maternità interrotte oltre che vicepresidente di Federvita Lombardia. Dalle pagine del libro arriva una proposta concreta: rendere obbligatoria l’informazione sulla Sindrome post-aborto nei colloqui previsti dalla legge 194 prima dell’Ivg. «Per ogni intervento chirurgico è richiesto il consenso informato sui rischi, perché non si contemplano come rischi legati all’aborto anche quelli psicologici?». Si attendono risposte.

Antonella Mariani