Covid-19 e salute mentale

Rotarianamente - Dicembre 2020


Pubblicato il 26/01/2021

 di Tonino Cantelmi

Mi spiace, ma i fatti hanno contraddetto la retorica dell’ “andrà tutto bene” e quella “ne usciremo migliori”. Dopo la prima ondata non è andato tutto bene: abbiamo pagato un prezzo incalcolabile in dolore, vite umane, lutti e relazioni interrotte brutalmente, senza neanche la possibilità di accompagnare le persone negli ultimi istanti o celebrare riti funebri per dare un senso alla perdita. E ancora: se guardiamo ai dati economici paghiamo un prezzo ingente, in termini di povertà e di incremento delle diseguaglianze. Secondo alcuni calcoli, sul piano economico la pandemia farà tornare la povertà e le diseguaglianze a livelli sepolti da decenni. Dare per scontato che “andrà tutto bene” è solo wishful thinking: del resto, come diceva Vaclav Havel, c’è una bella differenza tra speranza e ottimismo. “La speranza non è la stessa cosa dell’ottimismo. Non si tratta della convinzione che una certa cosa andrà a finire bene, ma della certezza che quella cosa ha un senso, indipendentemente da come andrà a finire”. Forse qualcuno saprà utilizzare in senso positivo l’esperienza drammatica della pandemia COVID-19, ma questa esperienza renderà altri peggiori e molti ne usciranno più o meno come erano prima. E la seconda ondata ci colpisce nella speranza: demoralizza il ritorno così imponente di una pandemia che nell’estate abbiamo pensato superata. E comunque le macerie emotive richiederanno molti trattamenti psicologici. Ed è su queste macerie emotive che vorrei richiamare l’attenzione. I dati dicono che il disagio emotivo aumenterà nella popolazione generale a causa dei traumi del distanziamento, dell’isolamento sociale e della paura del contagio, considerati traumi dalla potenzialità psicolesiva e capaci di generare forme patologiche di disagio emotivo nel tempo. Ma tutti gli indicatori suggeriscono che, oltre la popolazione generale, alcune categorie della popolazione soffriranno di più e per più tempo. Sono stati individuati 3 gruppi a maggior rischio per la salute mentale. Il gruppo più a rischio di ansia e depressione post traumatica è costituto dagli eroi dei nostri tempi: gli operatori sanitari. Alcuni studi suggeriscono che in molte condizioni stressanti, come quelle vissute dagli operatori sociosanitari nei reparti COVID-19, fino ad uno su due potrà presentare disagio emotivo post traumatico. Si tratta di medici, infermieri ed altro personale (anche volontari, cappellani ospedalieri, persone di supporto) che hanno vissuto in prima persona il dramma della morte e della malattia COVID19 negli altri e che al tempo stesso hanno subito lo stigma (eroi si, ma troppo vicini al contagio: in alcuni condomini hanno vietato a medici ed infermieri l’uso dell’ascensore per la paura che fossero untori). A questi elementi emotivi vanno aggiunti altri, come per esempio il superlavoro, lo stress di turni faticosi, le problematiche organizzative. Studi recentissimi hanno rilevato un disagio emotivo negli operatori diffuso, in modo particolare negli infermieri. C’è poi il gruppo costituito da coloro che hanno vissuto la condizione grave della rianimazione e del rischio di morte: i sopravvissuti. Anche questo tipo di esperienza ha un potenziale traumatico imponente e significativo. Non solo hanno rischiato la vita o hanno subito la sedazione e l’intubazione, ma hanno dovuto affrontare il lungo percorso di ripresa, la paura della ricaduta, l’attesa estenuante della negativizzazione del tampone. E infine il gruppo dei parenti delle vittime, che non hanno potuto nè accompagnare i loro cari negli ultimi istanti, né celebrare i riti funebri con i quali si porta ordine e senso nel caos del dolore emotivo e neanche ricevere il conforto degli amici a causa del distanziamento sociale. Cominciano ad affluire da tutto il mondo i dati sulla salute mentale e il COVID19: si preannuncia un ulteriore fattore di rischio per la salute mentale costituito dalle problematiche socioeconomiche. Insomma ci saranno molte macerie emotive. Per questo ho lanciato l’allarme, raccolto da molti già durante la fase di lockdown, di fornire supporto psicosociale immediato, soprattutto alle categorie più a rischio per la salute mentale. Infatti i dati ci dicono che se l’intervento è immediato i risultati sono migliori e duraturi. L’Istituto che dirigo ha sperimentato la psicoterapia a distanza webmediata e offerto sedute gratuite ai cappellani ospedalieri impegnati in reparti COVID19 e a medici e infermieri. Come noi tantissimi altri per altre categorie a rischio: debbo dire che moltissime organizzazioni di psicologi e psichiatri hanno accolto questo appello, offrendo specialisti disposti a sostenere attraverso vere e proprie sedute in videochiamata e gratuitamente chi avesse chiesto aiuto. Sono rimasto sorpreso dal numero di professionisti della salute mentale che hanno offerto la loro opera. Comunque tutti siamo toccati emotivamente. 
Il Governatore del Distretto 2080, Giovambattista Mollicone, ha pensato di offrire a tutti i soci dei club rotariani del Distretto uno strumento che consentisse non solo di affrontare personalmente le inevitabili ansie del momento, ma anche di essere essi stessi autori di un coping efficace al trauma per sostenere le persone vicine. Da qui, con il contributo di molti soci medici, psichiatri e psicologi, coordinati da Daniela Tranquilli Franceschetti, è nata l’idea di proporre un percorso gratuito e aperto a tutti i soci, costituito da 3 webinar nei quali alcuni esperti forniranno strumenti psicologici atti ad affrontare l’angoscia del tempo pandemico.
Desideriamo essere protagonisti del cambiamento in atto e non spettatori atterriti. Il percorso webinar offerto si ispira al contributo più recente della psicoterapia cognitiva, al quale tutti, anche i non esperti, possono attingere per gestire le ansie proprie e anche quelle altrui. 
 
Clicca qui per leggere l'intera rivista